Le elezioni nazionali in Germania segnano un cambio di rotta politica, con il blocco conservatore CDU/CSU di Friedrich Merz in testa, ma senza una maggioranza assoluta, rendendo necessarie complesse trattative per la formazione del governo. L'estrema destra di Alternativa per la Germania (AfD) registra il miglior risultato della sua storia, riflettendo il crescente malcontento legato all’immigrazione e alla stagnazione economica. Il cancelliere Olaf Scholz, il cui governo di coalizione è crollato lo scorso novembre, potrebbe rimanere in carica ad interim per mesi, ritardando decisioni cruciali per l'economia tedesca. L’incertezza politica potrebbe avere ripercussioni anche a livello europeo, specialmente nei rapporti con gli Stati Uniti e nella gestione della crisi ucraina. L’AfD, nonostante il risultato record, rimane esclusa da possibili alleanze, mentre la SPD si avvia verso il peggior risultato dalla Seconda guerra mondiale. Tra le ipotesi sul tavolo c’è una nuova “grande coalizione” tra CDU e SPD, ma potrebbero essere necessari altri partiti per raggiungere una maggioranza. Seguiranno ulteriori aggiornamenti in merito.

Germany's national election marked a political shift, with Friedrich Merz's conservative CDU/CSU bloc leading but lacking an absolute majority, requiring complex negotiations to form a government. The far-right Alternative for Germany (AfD) recorded its best result in history, reflecting growing discontent over immigration and economic stagnation. Chancellor Olaf Scholz, whose coalition government collapsed last November, could remain in office on an interim basis for months, delaying crucial decisions for the German economy. The political uncertainty could also have repercussions at the European level, especially in relations with the United States and in the management of the Ukrainian crisis. The AfD, despite its record result, remains excluded from possible alliances, while the SPD is heading for its worst result since World War II. A new "grand coalition" between the CDU and the SPD is among the options on the table, but additional parties may be needed to reach a majority. More updates on this matter will follow.

Il governo di Israele ha annunciato di aver rimandato il rilascio di 620 prigionieri palestinesi in cambio degli ostaggi israeliani, affermando di voler garanzie di sicurezza per quest'ultimi da Hamas e la fine delle “cerimonie umilianti”, in riferimento alla spettacolarizzazione durante la consegna degli ostaggi da Hamas alla Croce Rossa. Hamas aveva rilasciato sabato sei ostaggi israeliani, segnando la fine della prima fase di un accordo di cessate il fuoco. Il prossimo rilascio, che prevede la consegna dei resti di quattro ostaggi, è previsto per giovedì. Il gruppo ha accusato Israele di violare la tregua rinviando il rilascio dei palestinesi, mentre continua a trattenere 63 ostaggi israeliani, di cui almeno 32 si ritiene siano morti.

Sono in corso a Rafah, sud di Gaza, le preparazioni per il rilascio di 6 ostaggi israeliani previste per oggi. Il Centro di Informazione Palestinese ha confermato che la consegna avverrà presso il campo profughi di Nuseirat, nel centro di Gaza. In mattinata Hamas ha annunciato i nomi dei sei prigionieri israeliani che saranno liberati oggi: Avera Mengitsu, 37 anni, entrato a Gaza nel 2014; Hisham al-Sayed, 37 anni, entrato a Gaza nel 2015; Tal Shoham, 39 anni, cittadino israeliano-austriaco catturato nel Kibbutz Be-eri; Eliya Cohen, 27 anni, Omer Wenkert, 23 anni, e Omer Shem Tov, 22 anni, catturati al festival Nova.

Con una cerimonia ufficiale, la Francia ha ceduto oggi alle Forze armate ivoriane il controllo della base militare di Port-Bouet, ad Abidjan, segnando un nuovo equilibrio nelle relazioni di difesa tra i due Paesi. Utilizzata dall’esercito francese dal 1978, la struttura ha visto una progressiva riduzione della presenza militare francese dal 2023, passando da mille uomini agli attuali 300 del 43º Battaglione di fanteria della Marina, con un ulteriore ridimensionamento previsto nei prossimi mesi. Nonostante il ritiro parziale, Parigi manterrà un contingente con funzioni di addestramento e continuerà a supportare istituzioni strategiche come l’Accademia internazionale antiterrorismo di Jacqueville e l’Istituto interregionale per la sicurezza marittima. La base sarà rinominata in onore del generale ivoriano Thomas d’Aquin Ouattara. La Francia conserverà inoltre il controllo del deposito di munizioni e la possibilità di dispiegamenti temporanei di forze aeree per operazioni congiunte. Questo sviluppo si inserisce in una più ampia ridefinizione della presenza militare francese in Africa occidentale. Dopo i ritiri forzati da Mali, Niger e Burkina Faso, Parigi adotta una strategia più flessibile, evitando rotture nette con gli Stati africani che rivendicano maggiore autonomia ma non vogliono interrompere la cooperazione.

In an official ceremony today, France handed over control of the Port-Bouet military base in Abidjan to the Ivorian Armed Forces, marking a new balance in defense relations between the two countries. Used by the French army since 1978, the facility has seen a progressive reduction in French military presence since 2023, going from 1,000 men to the current 300 of the 43rd Marine Infantry Battalion, with further downsizing expected in the coming months. Despite the partial withdrawal, Paris will maintain a contingent with training functions and will continue to support strategic institutions such as the Jacqueville International Anti-Terrorism Academy and the Interregional Institute for Maritime Security. The base will be renamed in honor of Ivorian General Thomas d'Aquin Ouattara. France will also retain control of the ammunition depot and the possibility of temporary deployments of air forces for joint operations. This development is part of a broader redefinition of the French military presence in West Africa. After forced withdrawals from Mali, Niger and Burkina Faso, Paris is adopting a more flexible strategy, avoiding clear breaks with African states that demand greater autonomy but do not want to interrupt cooperation.

Francia e Regno Unito stanno elaborando piani per creare una “forza di garanzia” che impiegherebbe le forze aeree occidentali, con il sostegno degli Stati Uniti, per far rispettare un eventuale cessate il fuoco in Ucraina e scoraggiare una nuova aggressione russa. Secondo il Financial Times, il piano è ancora in fase di definizione e prevede un ruolo centrale per l'aviazione militare occidentale, a differenza delle precedenti proposte che puntavano sul dispiegamento di truppe di terra. L’idea si basa su un settore in cui la NATO ha un chiaro vantaggio sulla Russia: la superiorità aerea. Le truppe di terra sarebbero inizialmente limitate alla protezione di siti strategici come porti e centrali nucleari. L’obiettivo è creare un deterrente che impedisca a Mosca di violare un eventuale accordo di cessate il fuoco e favorisca una pace duratura. La missione potrebbe essere guidata dalla Combined Joint Expeditionary Force, una forza franco-britannica con comandi a Northwood (Regno Unito) o Fort Mont-Valérien (Francia). Altri Paesi europei potrebbero contribuire in base a diverse modalità operative ancora in discussione.

France and Britain are drawing up plans to create a “guarantee force” that would use Western air forces, with US support, to enforce a ceasefire in Ukraine and deter renewed Russian aggression. The plan is still being finalised and would see a central role for Western air forces, unlike previous proposals that focused on deploying ground troops, according to the Financial Times . The idea is based on an area where NATO has a clear advantage over Russia: air superiority. Ground troops would initially be limited to protecting strategic sites such as ports and nuclear power plants. The aim is to create a deterrent that would prevent Moscow from violating a ceasefire agreement and promote a lasting peace. The mission could be led by the Combined Joint Expeditionary Force , a Franco-British force with headquarters in Northwood, UK, or Fort Mont-Valérien, France. Other European countries could contribute under different operational modalities that are still being discussed.

In data odierna, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha avvertito il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy di negoziare rapidamente la fine dell'invasione russa, altrimenti “rischierebbe di non avere più una nazione da guidare”. Il presidente ucraino ha accusato Trump di cadere nella disinformazione russa in risposta, anche dopo che quest'ultimo ha definito Zelenskyy un dittatore non eletto dal popolo, criticando l'Europa per non aver trovato un accordo di pace in questi 3 anni. Dalla Russia, il presidente Vladimir Putin ha valutato positivamente i risultati dei colloqui di martedì con la delegazione americana a Riad, mentre il vicepresidente del consiglio di sicurezza Medvedev e il ministro degli Esteri Lavrov hanno criticato Zelenskyy, appoggiando la posizione di Trump. Le dichiarazioni hanno suscitato critiche dai leader europei.

L'ex presidente Jair Bolsonaro è stato accusato di aver ordito un colpo di Stato militare dopo la sconfitta alle elezioni del 2022. Il piano prevedeva di annullare il voto, sciogliere i tribunali, fornire poteri speciali all'esercito; parallelamente, un altro piano prevedeva l'avvelenamento del presidente Luiz Inácio Lula da Silva e del giudice della Corte Suprema Alexandre de Moraes, suo principale avversario politico. Le accuse, esposte in un atto di accusa di 272 pagine, lasciano intendere che il Brasile sia stato sorprendentemente vicino a ricadere in una dittatura militare, dopo quasi quattro decenni di democrazia. Il procuratore generale Paulo Gonet Branco ha incriminato Bolsonaro e altre 33 persone, tra cui un ex capo delle spie, ministro della difesa e consigliere per la sicurezza nazionale. Il caso ora passerà alla Corte Suprema del Brasile, che deciderà se ordinare l'arresto di Bolsonaro e sottoporlo a processo. Se condannato, potrebbe affrontare dai 12 ai 40 anni di prigione e, contestualmente, potrebbero innescarsi gravi tumulti.